Il decaffeinato

“Per poter parlare di decaffeinato vorrei cominciare a parlare di caffè. Di seguito brevi cenni relativi alla sua storia.”

La grande storia della coltivazione di caffè ha inizio attorno al XII secolo nello Yemen. In breve tempo la bevanda ottenuta con chicchi di caffè macinati e tostati si diffuse in tutto il mondo islamico, diventando la città dello Yemen, Mokha, il principale centro di commercio del caffè dal XV al XVII secolo.

Nella seconda metà del 1700 il caffè varcò i confini orientali per approdare in Europa: fu durante l’epoca dei grandi velieri, che solcavano il Mediterraneo, che il caffè venne introdotto sulle tavole del nostro continente. I grandi conquistatori europei esportarono il seme di caffè anche nello Sri Lanka, in Indonesia e successivamente in America Latina.

Il caffè viene oggi prodotto in circa 60 Paesi che si trovano principalmente in zone tropicali e sub tropicali (America Latina, Africa e Sud Est Asiatico) e la produzione annua si aggira attorno ai 127 milioni di sacchi, con un terzo della produzione in Brasile.

In Italia il caffè fece la sua prima apparizione a Venezia intorno al 1570. Il merito spetta al padovano Prospero Alpino, noto botanico e medico, che ne portò alcuni sacchi dall’ Oriente.  All’ inizio, comunque, il costo della bevanda era talmente alto che solo i ricchi potevano permettersi il lusso di acquistarlo, essendo per di più venduto in farmacia.

Dopo l’apertura della prima “bottega del caffè”, ne vennero aperte molte altre a Venezia, tanto che il proprietario della prima “caffetteria” fu costretto nel 1716, per battere la concorrenza, a pubblicare un libretto che esaltava i pregi salutari del prodotto.

In breve tempo il caffè divenne un prodotto di alto gradimento, spesso segno di amicizia e di amore: nella città di Venezia, agli inizi del Settecento, corteggiatori ed innamorati presero l’abitudine di inviare alle proprie amate vassoi ricolmi di cioccolato e caffè, in segno del proprio amore.

In Italia i caffè erano luoghi di fermento culturale e di discussione politico-culturale, soprattutto in epoca Illuminista.

In Italia, come in altre nazioni, l’introduzione dei caffè si scontrò col parere di alcuni esponenti della Chiesa, tanto che alcuni fanatici cristiani incitarono il Papa Clemente VIII ad interdire la “bevanda del diavolo” ai fedeli, ma il Papa assaggiandone una tazza ne apprezzò il gusto e le caratteristiche, consentendone l’uso, ampliando così ulteriormente il successo di questo prodotto. Dagli uomini di cultura del Settecento venne definito “bevanda intellettuale” suscitando enorme interesse per la sua caratteristica di “infuso ristoratore” e per le sue qualità curative; infatti nel 1801° a Milano venne stampato un volantino che documentava l’alto prestigio che alcuni medici attribuivano al caffè come medicina.

Sul caffè esistono diverse leggende e una tra queste è quella ambientata in Svezia, dove nel Settecento si assistette ad un forte diverbio tra due gruppi di cittadini. Uno vantava il caffè come bevanda superiore al thè, mentre l’altro sosteneva il contrario. Per dirimere il dubbio, il Re Gustavo III di Svezia dispose che a due fratelli gemelli condannati a morte, rinchiusi nelle carceri di Stoccolma, si desse da bere ad uno solo caffè, all’altro invece solo thè, in modo da vedere chi sarebbe morto per primo.

Paradossalmente i due sopravvissero per diversi anni.

Dei due morì per primo il gemello del thè, non per colpa della bionda bevanda ma a causa della rispettabile età di 83 anni, dopo oltre 50 anni dall’esperimento, mentre l’altro pare sia morto quasi centenario.

 

Dott.ssa Alessandra Petti Biologo-Nutrizionista

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento